Nel precedente post ho citato alcuni software che svolgono le funzioni di fogli elettronici e di sistemi di gestione di basi di dati, distinguendoli in software proprietari o software open source. Vediamo ora di chiarire questa distinzione.
Un software proprietario è un software che ha restrizioni sul suo utilizzo, sulla sua modifica, riproduzione o ridistribuzione, solitamente imposti da un proprietario. Queste restrizioni vengono ottenute tramite mezzi tecnici (rendendone pubblico solo il codice binario del software e trattenendone il codice sorgente) o legali (attraverso licenze, copyright e brevetti).
Un software open source (termine inglese che significa sorgente aperto) indica un software i cui autori (più precisamente i detentori dei diritti) ne favoriscono il libero studio e l'apporto di modifiche da parte di altri programmatori indipendenti, mediante l'applicazione di apposite licenze d'uso. La collaborazione di più parti permette al prodotto finale di raggiungere una complessità maggiore di quanto potrebbe ottenere un singolo gruppo di lavoro. L'open source ha tratto grande beneficio da Internet, perché permette a programmatori geograficamente distanti di coordinarsi e lavorare allo stesso progetto. Attualmente l'open source tende ad assumere rilievo filosofico, consistendo di una nuova concezione della vita, aperta e refrattaria ad ogni oscurantismo, che si propone di superare mediante la condivisione della conoscenza.
I software open source attualmente più diffusi sono Firefox, OpenOffice, VLC, Gimp, 7-Zip, oltre ad un gran numero di progetti rivolti non all'utente finale ma ad altri programmatori.
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